Luci a Milano. 50 frammenti degli anni '50 by Pierfranco Faletti

Luci a Milano. 50 frammenti degli anni '50 by Pierfranco Faletti

autore:Pierfranco Faletti [Faletti, Pierfranco]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788878272590
Google: KEC-oAEACAAJ
editore: Bolis
pubblicato: 2014-05-14T22:00:00+00:00


30.

Il made in Italy

I ragazzi stavano concludendo la visita alla Campionaria nel grande padiglione dell’edilizia, in cui eccelleva l’imprenditoria italiana: Lodigiani, Torno, Girola, Farsura, Impresit, Vianini, Cogefar, Astaldi, Italstrade. Erano fra i primi leader mondiali del settore nel costruire dighe, ponti, strade, gallerie, porti, aeroporti, linee ferroviarie e tutte le cosiddette “grandi infrastrutture”. Il made in Italy di allora, noto in tutto il mondo, era questo. In Africa, in Sud America, in Estremo Oriente, certamente in Europa, fino alla Cina, c’era una bandiera tricolore che sventolava in cima a molte delle opere, fra le più grandi e le più belle. L’ingegneria degli antichi Romani si era aggiornata e si era trasferita ovunque. Luigi Barzini, uno dei più famosi giornalisti italiani, sul Corriere della Sera scriveva: «I lavori affidati alle imprese italiane sono portati a termine con la perfezione e la ingegnosità di artigiani antichi e la esattezza e puntualità moderne. In più i nostri tecnici non possono trattenersi dal disegnare le “opere d’arte” con un grande senso estetico, per cui è piacevole guardarle e soprattutto esse si fondono armoniosamente nel panorama. Questo è vero non solo per alberghi, scuole, laboratori, caserme, università, stazioni ferroviarie, o paesi interi, ma anche per gli impianti industriali, le dighe, i ponti, le strade e le centrali elettriche. Questa passione per la bellezza, è un altro fattore del nostro successo nel mondo». Alle imprese di costruzione erano affiancate le società di engineering, che progettavano e gestivano la realizzazione dei lavori e, su tutti, due stelle del firmamento dell’Ingegneria mondiale: Riccardo Morandi e Pierluigi Nervi. Io e Alberto eravamo rimasti colpiti da una frase di quest’ultimo, scritta su un grande tableaux bianco di quel padiglione della Campionaria: «La perfezione tecnica coincide sempre con la bellezza estetica». Sembra una considerazione banale. Esprime invece in modo efficace, come la tecnologia e l’estetica siano intrinsecamente legate tra loro. E poi altri famosi architetti: Giò Ponti, Franco Albini, Ignazio Gardella, Piero Portaluppi, Ernesto Nathan Rogers, Gino Valle, Bruno Zevi. Un vero parterre de rois. In questo immenso padiglione circolare, tutto dipinto di bianco, scendevano dall’alto, appesi al soffitto e alle pareti con sottili fili di acciaio, enormi tableaux illuminati da faretti invisibili, che mostravano grandi realizzazioni in giro per l’Italia, la Grecia, il Perù, il Brasile, l’Argentina, la Spagna, la Libia, la Tunisia, l’Arabia Saudita, il Nicaragua, il Guatemala, l’Egitto, il Mali, la Mauritania, l’Etiopia, l’Iran, l’Iraq, la Turchia, le Filippine, la Nigeria, il Congo, Cuba, la Cina… tutto il mondo insomma, realizzati dalle nostre imprese. Sopra questi tableaux, sullo sfondo, c’era un cielo blu, martellato di piccole stelle, come un planetario. Sembrava che il lavoro italiano, rappresentato da tutte quelle immagini, brillasse lassù nel firmamento e fosse proiettato dentro l’universo. L’emozione e la gioia erano così forti che Alberto lanciò un urlo: «Evviva!». L’esclamazione si trasferì, come in una catena di Sant’Antonio a tutti i presenti e Marco, Francesco, Guido, Stefano, Davide e io, come in un coro mistico, cantammo «Evviva! Evviva! Evviva!»



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